Bellezza

Melfi, martedì 23 luglio 2024
È brutto chi non conosce la propria bellezza. Chi non la valorizza.
Partiamo dall'orrido. Banalmente, dai film dell'orrore, quelli tipo Saw: l'enigmista: viscere strappate dal ventre; quante immagini brutte in una sola pellicola! Eppure... ci sarà del bello anche lì. Generazioni di ragazze e di ragazzi appassionati del genere. Ciò che per me è orrendo per te è stupendo.
Dove sta il bello? C'è un bello universale?
Rispondo io per tutti: sì, sta nella Venere callipigia e nel Saturno di Goya.
Il bello è in entrambi gli estremi. Il brutto non esiste, se non negli occhi di chi guarda. Suscita in me un'emozione, una sensazione sgradevole? È la bruttezza, cari miei. Ma la bruttezza non è universale. C'è chi ha il gusto dell'orrido, non tutti. Non si può, invece, non amare ciò che è bello.
Tutto è bello, perché tutto può essere bello.
Si può nascere belli o diventare belli, curando se stessi, il proprio modo di essere e di fare. Brutto è chi trascura se stesso e i propri modi.
Diotima, nel Simposio di Platone, afferma che tra sapienza e ignoranza c'è in mezzo qualche cosa: quello che anche a caso raggiunge il vero non è ignoranza. Procediamo quindi per intuizione. Se c'è bellezza in qualcosa me ne accorgo subito; ne resto affascinato; ci penso anche dopo che non ho più il bello negli occhi, la musica nelle orecchie, la seta tra le mani. Il profumo delle Madeleine sblocca un ricordo bello, perché è bello in sé.
Per Socrate e Diotima sono felici quelli che hanno bontà e bellezza. Saggezza dell'antica grecia. Kalos kai agathos. Sono brutto, sporco e cattivo: il mio destino è l'infelicità. In questo io credo: bisogna curare, bisogna curare la propria bellezza e la propria bontà.
Diotima dice che gli uomini sono disposti addirittura a farsi tagliare le mani e i piedi se può sembrare loro che queste cose che gli appartengono, queste cose loro siano, o possano essere considerate, cattive, quindi brutte. Mi pare ci sia una patologia ad hoc. Ma senza andare lontano, torniamo a Saw: se è utile, se è cosa buona, taglio un pezzo del mio corpo. In questo caso per conservare la vita, la cosa più buona, la cosa più bella.
Diotima, per spiegare a Socrate cos'è la bellezza, gli parla di un demone, non un dio, attenzione, ma un demone, il più potente e pericoloso di tutti: si tratta dell'Eros, Amore.
Amore, non a caso è raffigurato con le ali, è una specie di angelo, è messaggero, angelos, mezzano, intermediario tra l'uomo e gli dei: il dio non ha niente a che fare direttamente con l'uomo. È attraverso l'Eros che avviene ogni contatto.
Il dialogo tra uomini e dei passa attraverso l'Amore.
Cosa c'entra la bellezza?
Risponderò con una domanda: di cosa ci si innamora?
Non c'è Eros senza Afrodite. Amore è stato concepito da Poro, ingegno ingannatore, e Penia, povertà e bisogno, alla nascita di Venere.
Diotima, attraverso l'Eros, conduce Socrate al concetto pure di bellezza: una bellezza che esiste sempre e per sempre; non nasce e non muore, Una bellezza che nemmeno cresce e nemmeno invecchia; non è bella solo in parte e brutta altrove. Non è bellezza ora si, ora no. Né è bella da una
lato e brutta dall'altro lato. Non è bella qua e brutta là. Non è una bellezza tale da essere bella per alcuni e brutta per altri.
Non si può rappresentare questa bellezza come un volto, come mani, o altre membra del corpo. Questa bellezza assoluta non è un discorso, non è una conoscenza, non sta in un essere vivente, sulla terra o nel cielo, o in qualche altro luogo. Tutte le altre bellezze hanno parte di lei.
Platone e Diotima volano alto, io resto socratico, con i piedi per terra: non posso concepire questa bellezza, mi affido al mezzano, mi affido all'angelo, al demone, ad Eros, all'amore. E dico una cosa bella che ho visto: erano cica le cinque del pomeriggio, era un 2 agosto di anni fa. Stringevo la mano di mia madre, avevo appena litigato con una cantante. Vidi una luce in fondo a una grande navata, tra la luce una sagoma bianca. Strinsi la mano di mia madre e piansi, come da bambino. Mi commossi perché il mio Eros stava portando da me la mia sposa. In quel momento, quel giorno, a quell'ora, in quella chiesa la bellezza venne verso di me. Il resto è storia della mia vita. Non voglio raccontarla, non ora.
Tra la mia bellezza e la bellezza assoluta ci sono miriadi di bellezze. Non cerco la perfezione nelle bellezze, cerco il particolare che porta all'Universo. La bellezza è intuizione. La bellezza e passione, e può dare dipendenza. Può render dipendenti da una persona o da una cosa bella. L'arte, la musica, la letteratura, in questo, sono pericolose. Perché la bellezza è potere.
Bellezza è potere, e come tale, va acquisito, anche con studio e fatica.
Lasciamo stare, adesso, se ciò che è bello, affascinante potente, è anche cosa buona, perché lo sappiamo, può far male.
Lasciamoci con le parole di Oscar Wilde:
"Beauty is a form of genius—is higher, indeed, than genius, as it needs no explanation. It is of the great facts in the world like sunlight, or springtime, or the reflection in dark water of that silver shell we call the moon."
Francesco Verderosa