Flavio Claudio Giuliano: un imperatore non ancora compreso

L’imperatore Giuliano, conosciuto ahimè come l'Apostata, è una figura affascinante e controversa nella storia dell'Impero Romano. 
Nato nel 331 d.C. nella famiglia imperiale, Giuliano si trovò fin dalla giovane età al centro di una lotta di potere e ideologica che avrebbe segnato il suo destino e quello dell'Impero. 
La sua vita e il suo regno rappresentano un tentativo eroico di sovvertire la marcia della storia, riportando in auge le antiche tradizioni pagane in un mondo ormai dominato dal cristianesimo.


Giuliano
Destinato alla corona imperiale, da ragazzo fu educato da filosofi che lo introdussero agli scritti di Platone, Aristotele e dei filosofi stoici. Questa educazione lo formò non solo come uomo di cultura, ma anche come un pensatore profondo e originale. 
La filosofia per Giuliano non era semplicemente un esercizio intellettuale, ma una guida per la vita e la politica. 
Il suo impegno per la virtù, la rettitudine e la ricerca della verità rifletteva una concezione integrata della vita, in cui la dimensione spirituale e quella politica erano indissolubilmente legate.
Quando Giuliano divenne imperatore nel 361 d.C., intraprese un ambizioso programma di restaurazione religiosa. Convinto che il declino dell'Impero fosse dovuto all'abbandono delle antiche divinità, cercò di risollevare i culti pagani, restaurando templi e promuovendo pratiche religiose tradizionali. 
Giuliano non si limitò a ripristinare il passato; egli cercò di riformare il paganesimo, rendendolo più filosofico e moralmente elevato. Voleva creare una religione che potesse competere con il cristianesimo in termini di profondità spirituale e coerenza etica.


L'Apostata
Il tentativo di Giuliano di restaurare il paganesimo gli valse l'epiteto di "Apostata" da parte dei cristiani. La sua politica religiosa, però, non era semplicemente una reazione contro il cristianesimo, ma una visione coerente di un impero pluralistico in cui diverse tradizioni religiose potessero coesistere. Egli promosse la tolleranza religiosa, pur cercando di ridurre l'influenza della Chiesa cristiana sulle istituzioni pubbliche. La sua morte prematura in battaglia contro i Persiani nel 363 d.C., ad opera secondo alcuni di un legionario cristiano traditore, segnò la fine di questo tentativo di restaurazione religiosa e il consolidamento definitivo del cristianesimo come religione dominante dell'Impero.


2+2 fa infinito 


Il regno di Giuliano, sebbene breve, ha un significato profondo nella storia dell'Impero Romano e della cultura occidentale. 
Egli rappresenta non solo l'ultima fiammata del paganesimo classico, egli è simbolo e icona del tentativo estremo di salvare un mondo che stava scomparendo sotto l'incalzare delle nuove idee e delle nuove fedi. 
Giuliano aveva le potenzialità e le capacità di realizzare una visione alternativa dell'Impero, basata sulla sua educazione filosofica e sulle sue capacità di leadership. 
Il suo essere imperatore era radicato in un profondo desiderio di restituire dignità e vitalità alle tradizioni religiose e culturali del passato per integrarle con un presente in divenire. I suoi scritti testimoniano la sua apertura mentale, obliterata sotto lo sbrigativo epiteto di apostata.
La visione di un impero pluralistico, in cui filosofia e religione si intrecciano per guidare la vita morale e politica, rimane un'idea affascinante e ispiratrice.
Roma, mercoledì 26 giugno 2024
Francesco Verderosa