Il Castello di Atlante

Ho una passione per i castelli. A partire dal castello di Melfi, la mia città natìa. Castello dal quale fu promulgato il Liber Augustalis di Federico II di Svevia.
Guarda la foto che ho messo in copertina: l'ha scattata da un drone il mio amico Gerardo Cecere, fotografo di professione.
Tornando al punto, leggendo Italo Calvino racconta l’Orlando Furioso, ho pensato al ruolo metaforico del castello nel mio immaginario.
Questa metafora della vita umana, il castello-palazzo-labirinto, è un'immagine potente del labirinto dell'esistenza e delle illusioni che ci inghiottono.
Il palazzo incantato del Mago Atlante, come per me il Labirinto, il Palazzo di Cnosso, rappresenta un vortice di nulla, un'illusione continua che riflette le immagini e i desideri dei protagonisti del poema, simboleggiando le nostre stesse aspirazioni e inganni.
Da ragazzo, un giorno, ebbi modo di restare solo nella Sala del Trono del Castello di Melfi: ne approfittai per ficcarmi nei passaggi che portavano verso le torri interdette. 
I lavori erano in corso e molti livelli erano privi di pavimento.
Avevo una pila; mi fermai e cessai l'esplorazione solo dopo aver sentito uno sferragliare metallico. Alzai il fasci di luce in alto: il soffitto era coperto di un manto di pipistrelli in riposo, appesi stretti stretti uno accanto all'altro; a testa in giù.
Tornai nella Sala del Trono -attraverso il labirinto di cunicoli e camminamenti, verso l'alto e verso il basso- a stendere i cavi del fonico per la proiezione che ci sarebbe dovuta essere la sera.
Nel Castello di Atlante, la vita risulta paragonata a un labirinto pieno di altrettanti labirinti, un continuo intrigo di percorsi e illusioni. I personaggi, così come noi nella nostra esistenza, si perdono cercando incessantemente qualcosa che sembra sempre sfuggirgli. Questo continuo inseguimento del desiderio riflette l'ansia e l'incertezza della condizione umana.
Sebbene la vita sia descritta come varia e imprevedibile, l'illusione rimane monotona. Atlante crea un regno dell'illusione in cui i cavalieri si trovano intrappolati, incapaci di staccarsi dalla ricerca incessante di ciò che desiderano. Questa immagine rappresenta l'ossessione e la ripetitività con cui gli esseri umani perseguono i loro obiettivi, spesso senza mai raggiungerli.
La visione d'una donna amata o d'un oggetto perduto che attrae i cavalieri è un simbolo del desiderio umano, una corsa continua verso il nulla.
Atlante condensa tutte le brame inappagate in un labirinto chiuso, ma non cambia le regole che governano i movimenti degli uomini nel mondo aperto. Questo riflette come i desideri spesso ci intrappolino in una spirale di illusioni senza fine.
La liberazione attraverso la conoscenza
Astolfo, con il libro magico di Logistilla, rappresenta la conoscenza e la saggezza che possono dissipare le illusioni. Sollevando la lastra di marmo, fa svanire il palazzo e libera i cavalieri intrappolati. Questo suggerisce che la consapevolezza e la comprensione profonda della natura delle illusioni possono liberarci dai cicli ripetitivi del desiderio.
Calvino sottolinea l’identificazione tra Atlante e Ariosto, suggerendo che il poeta stesso crea e dissolve le illusioni del poema, così come la vita è un intreccio di storie e illusioni. Il poeta, come un mago, manipola i destini dei personaggi, aggiungendo e sottraendo elementi alla narrazione, proprio come le nostre percezioni e interpretazioni danno forma alla nostra realtà.
Questa metafora risuona profondamente con il concetto di "nichilismo evolutivo" che ci interessa. La consapevolezza delle illusioni della vita, la comprensione della loro natura effimera e la capacità di evolvere attraverso la conoscenza rappresentano un percorso di adattamento e crescita.
La vita, come il poema di Ariosto, è un castello, un labirinto di desideri e illusioni, ma con la giusta saggezza, possiamo trovare la strada verso una maggiore comprensione e libertà.
Roma, giovedì 20 giugno 2024
Francesco Verderosa
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