Metafisica quantistica

Melfi, martedì 16 luglio 2024

Ho iniziato a leggere un libro con questo titolo e non ne parlerò. Adesso mi interessa l'espressione. Trovo che apra mondi di indagine.

Non sono un fisico e non mi sono mai sentito un matematico. Trovo che la matematica sia uno dei tanti linguaggi per interpretare la propria realtà, nel tentativo di riportare ciò che non può che essere molteplice e indefinito ad un sistema unitario e definito. Non mi piace.
Il segno linguistico, aperto a sensi soggettivi, è più potente.
Ho visto teoremi in cui si alternano testi e formule. Non so, sarà mia ignoranza, di libri fatti solo di formule. C'è altro da dire? La matematica, con me, ha perso. Non può essere la mia chiave interpretativa.
Il codice binario, quello che preferisco in quanto più efficace poiché più elementare, mi basta: sic et non.
Cercando il tertium qui datur si arriva alla metafisica quantistica. Se la realtà era fatta di forma e materia, si esiste o non esiste, e oggi scopriamo che i computer quantistici possono contenere sia l'uno che lo zero, l'essere e il non essere, allora! Allora abbiamo bisogno, ancora una volta, dell'indagine metafisica: ciò che la scienza sta indagando, come un limite che tende a infinito, la filosofia può anticipare, come chi getta un sasso nel lago e osserva gli effetti delle increspature sull'acqua. Immaginiamo cosa succede nel profondo, oltre il visibile, metà physis. Una natura delle cose in cui l'essere e il non essere sono due aspetti dello stesso indicibile, prossimo orizzonte. Prossimo, anche nel senso di vicino. Più di quanto siamo capaci di capire. Ecco, questa è la mia metafisica quantistica.
Francesco Verderosa