Tullia

Nelle Antichità Romane lo storico Dionigi di Alicarnasso racconta la tragica fine del sesto re di Roma, Servio Tullio. Fu sua figlia a farlo morire.
Tullia era una "donna malvagia" e passò sul cadavere del marito prima e del padre poi, letteralmente, per ottenere la corona.
Servio Tullio era il genero di Tarquinio Prisco, la cui moglie Tanaquil aveva fatto sì che Servio sposasse la loro figlia, Tarquinia, e succedesse al trono del marito.
Servio era figlio di una schiava che pare fosse una prigioniera di guerra di nobili origini. Comunque era uno schiavo figlio di schiava. Doveva tutto a Tanaquil ed era legato alla dinastia etrusca, Tirrenica come si diceva allora, dei Tarquini. Per questo, preso il potere, lasciò agli eredi superstiti di Tarquinio, Lucio e Arrunte, i beni del nonno, re Tarquinio, e fece in modo di destinare loro anche la successione dinastica. Servio e Tarquinia avevano due figlie e le diedero in sposa ai due rampolli Tarquini, così che la successione non uscisse fuori dalla famiglia.
Le nozze furono combinate male, per età e non per affinità: al maggiore, Lucio, ambizioso e spietato, toccò Tullia Maggiore, mite e bonaria; al contrario al povero, tranquillo e leale Arrunte andò in sposa Tullia Minore. Ora vedremo di cosa fu capace.
Il buon Arrunte non le dava retta, lei odiava il padre e voleva che fosse ucciso dal marito per prendere subito loro due il posto di Servio e Tarquinia, che regnavano da tanti anni e non accennavano nemmeno ad ammalarsi. Il Tarquinio minore, dicevo, non le dava retta, così Tullia, conoscendo l'ambizione del cognato, fece in modo di incontrarlo e gli fece, secondo il racconto di Dionigi, un discorso degno del migliore Shakespeare.
Quando Lucio Tarquinio le ordinò di dire ciò che desiderava e le assicurò, giurando, che avrebbe tenuto tutto per sé, Tullia, senza vergogna, gli disse cose che il cognato non aspettava altro di sentire. Il piano era questo: fecero morire i rispettivi coniugi, si sposarono e cominciarono a reclamare il trono. Quando fu chiaro che il popolo romano stava dalla parte di Servio Tullio e che l'appoggio dei soli patrizi non avrebbe accelerato l'ascesa al trono, che pure sarebbe toccata a loro naturalmente, Tullia istigò ulteriormente Lucio Tarquinio: "Uccidi mio padre, il trono spetta a te, subito".
Ci fu uno scontro: Tarquinio gettò l'anziano Servio giù dalle scale della Curia.
Mentre Servio riparava verso casa, Tullia, giunta ad acclamare re il proprio consorte, lo convinse a mandare degli uomini a finire il legittimo re per assicurarsi definitivamente il trono.
Fu fatto. Ma la scena più drammatica di questa storia, da cui sono tratti anche quadri famosi è questa: il corpo del padre giaceva appena ucciso ed era stato gettato in mezzo alla strada. Arrivò sua figlia in carrozza. Il cadavere di Servio impediva il passaggio. Tullia ordinò che la carrozza passasse sopra il cadavere del padre. Quando colui che guidava la carrozza cercò di farla ragionare, Tullia, adirata, prese uno sgabello e glielo lanciò addosso. Gli zoccoli e le ruote, per ordine di Tullia, passarono sul corpo di suo padre Servio Tullio. Da quel giorno quella strada, prese il nome di Vicus Sceleratus.